Sesto programma (sintesi del convegno del 1982)
Dalla granitica roccia dell'Eterno è scaturita
la limpida, purissima sorgente dell'infinita bontà divina, Maria.
E' questa sorgente che deve alimentare con la forza del suo vero, meraviglioso
amore e con la potenza delle sue preclari virtù la centrale, che
deve assolutamente fare d'ogni aderente all'opera, la lampada che deve
illuminare, fendendo il buio sempre più buio di questo mondo, la
città santa che oggi più che mai dobbiamo costruire sul
monte della Chiesa. Tutto l'infinito amore del Padre per l'umanità
è nel suo capolavoro Maria, e tutta la forza del nostro agire deve
essere imperniata in quel capolavoro, altrimenti il nostro operare sarebbe
inutile e vano, perché le tempeste del nemico sempre più
imperverserebbero sull'opera cercando di distruggerla. Ma se noi saremo
docili tutto questo non avverrà.
Ora, osservate bene, in quella meravigliosa sorgente c'è tutto
l'armonioso inno della fede, tutta la stupenda iridescenza della speranza,
tutta la forza possente della carità più vera, più
feconda, più costruttiva. Ora, questa fede, questa speranza e questo
amore, devono costruire il piedistallo su cui la lampada deve necessariamente
poggiare per donare tutta la sua luce e tutto il suo calore. Ma per arrivare
al possesso di queste indispensabili e insostituibili virtù occorre
capire bene come la sorgente scorra limpida e ininquinabile su roccia
granitica che meravigliosamente la incanala lungo la sua via. Di qui scaturisce
il primo, insostituibile insegnamento della Madre ai figli e che è
sinonimo della vera, costruttiva umiltà. E lo scorrere sempre senza
mai tradire l'argine dice che tutta la vita di Maria è stata vita
di ubbidienza. Umiltà e ubbidienza quindi, devono essere i cardini
su cui poggiano tutte le virtù. Chi più del Cristo è
stato umile ed ubbidiente? Chi più di Maria ha fatto sue queste
meravigliose virtù? Tutta la vita di Maria, così ricca di
ogni insegnamento, è vissuta nel nascondimento, nel silenzio, nell'ubbidienza
incondizionata all'ombra del Figlio. Ella si è mostrata solo quando
era indispensabile, perché questo era il volere Divino: alle nozze
di Cana e sul Calvario. Nella prima, perché l'infinita, filiale
bontà ha voluto che fosse la Madre a mettere in luce l'onnipotenza
del Figlio. Nella seconda, perché Maria ha voluto essere spiritualmente
crocifissa col Figlio. Così, tutta la vita nostra deve restare
all'ombra dell'insegnamento d'amore della Madre perché solo così
l'opera sarà feconda di vero, imperituro bene. Il nascondimento
ubbidiente di Maria è dono di fede e iridescenza di speranza, è
trionfo vero di carità. Come la terra nasconde il chicco per farne
germogliare il grano, che è dono di vita, così Maria fa
d'ogni creatura che si affida lei il piccolo seme per la fecondità
dell'amore vero che deve poi, ricco della potenza divina, espandersi e
conquistare ogni creatura. La nostra fede, come la fede di Maria, deve
essere sempre più grande, la nostra speranza deve divenire sorgente
di vera gioia, la nostra carità deve diventare il fuoco sempre
più vero che sa distruggere ogni scoria, ogni cattiveria umana,
per far risplendere sempre più luminoso e trionfante l'amore del
Cristo.
Ma ricordiamoci che se l'amore deve essere immenso per tutti, perché
sia veramente costruttivo però non deve assolutamente essere permissivo.
Il male non va coperto con la bontà, ma tagliato alle radici altrimenti
l'amore rischia di perdere la sua forza costruttiva e feconda e tutto
il suo incolmabile valore. Con tutti questi insegnamenti continuiamo il
nostro cammino che deve essere fatto di Fede, di Speranza e di Carità
nella donazione totale di tutti noi stessi all'opera senza chiasso e senza
esibizionismo, nella prudenza che deve essere virtù vera di ogni
aderente. Allora, la limpida sorgente d'amore della Madre ci renderà
sempre migliori e con il suo materno amore avremo sempre il sostegno la
benedizione del Cristo.
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