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Quarto programma (sintesi
del convegno del 1980)
Il presente programma potrebbe sembrare molto difficile
da comprendersi e più ancora da attuarsi. Per questo bisogna fare
appello innanzitutto a tutta, tutta la nostra fede. Per accettare quanto
di seguito è necessaria una fede integra, viva, incrollabile, granitica.
Solo con questa fede potremo capire, assimilare, vivere e far vivere il
seguente programma.
Olocausto. Esso vuole e deve essere l'apoteosi del sacrificio per
il trionfo dell'amore. Il sacrificio è il primo elemento indispensabile
all'amore vero, efficiente, costruttivo, intramontabile. L'olocausto che
è innanzitutto l'offerta incondizionata a Dio, alla Sua legge,
al suo Vangelo, deve diventare vita vissuta e donata momento per momento
della nostra giornata terrena. Solo così questa offerta potrà
fare veramente di ciascuno di noi la luce del mondo. Olocausto dunque
vuol dire: vivere il sacrificio, donare l'amore, irradiare la bontà.
Sacrificio. Occorre capire che senza sacrificio non può
esserci azione valida e costruttiva. La Croce ha portato la Redenzione.
Il sacrificio deve fare del redento pianta ramificata di amore e di bontà.
L'olocausto è il sacrificio, vale a dire l'immolazione totale della
creatura al suo Creatore. Senza questa immolazione è vana e incostruttiva
ogni azione di bene. Inoltre, perchè il sacrificio sia efficiente,
occorre una adesione responsabile e consapevole della creatura al Creatore.
Perchè la famiglia torni ad essere quale Dio l'ha voluta, cellula
primaria e vitale della società, è necessario che il sacrificio
diventi la leva possente per ogni suo componente e sarà questa
leva che, annientando l'egoismo oggi imperante, distruggitore e disgregatore,
potrà ricostruire la famiglia secondo il volere divino.
Amore. Naturalmente il sacrificio non sarebbe leva possente
se non fosse permeato d'amore. Si è egoisticamente dimenticato
l'amore e la famiglia si è sgretolata. Si è irriso all'amore
ed è subentrata la violenza. Si è calpestato l'imperioso
diritto d'amare per essere amati e l'odio ha preso il sopravvento e il
vizio ha germinato i suoi più luridi virgulti. I familiari non
si riconoscono più fra loro, è cessato il dialogo che unisce
e stringe indissolubilmente in un dono d'amore. Ora è solo con
la forza dell'amore e del Crocifisso che si può vincere il dissolvimento
familiare. Occorre donare costantemente un amore umile, paziente, ma indomabile.
Così come ha fatto sempre la Regina delle Famiglie. Amore che non
vuole assolutamente però essere permissivismo, cedimento, errato
lasciar correre per quieto vivere. Ma amore forte, costante, vigile, sostenitore
e costruttore, amore mai sazio di donazione. Ed è con questo amore
che si riesce ad irradiare la bontà vera, efficace, instancabile,
cotruttrice. Oggi, più che mai, la famiglia ha bisogno di sacrificio,
di amore, e sacrificio e amore sono le sorgenti inestinguibili della bontà
formatrice e illuminante. Se non si capirà il vero significato
di tutto questo, se non ci si donerà per questa indispensabile
azione anche il Sinodo sarà passato invano, come venticello che
sfiora le acque putride e non come indispensabile setaccio che toglie
il fango e la melma. Non con i discorsi, non con le parole più
o meno roboanti, non con il suono chiassoso dei vari strombettamenti,
si può e si deve ingaggiare la difficile battaglia, ma con il lavoro
umile, sudato, silenzioso, nascosto, ma capillare; con il totale dono
di un bene che non fa e non deve fare chiasso, perchè il chiasso
non ha mai fatto del bene. E' molto difficile tutto questo. E' molto difficile
farlo capire, ma il segreto della riuscita dipenderà dalla nostra
fede vissuta, sofferta, donata. Olocausto è la parola d'ordine,
e noi, con serenità umile e cosciente studieremo la strada migliore
per arrivare alla meta. Sarà strada impervia, tortuosa, sconnessa
e spesso ci sembrerà che le forze staranno per cedere, la stanchezza
per abbatterci. Ma chi c'è con noi? La Madre e il Figlio suo.
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